venerdì 28 gennaio 2011

#1

La luce nella stanza non sarebbe adatta per un film. È troppo bianca, fredda. Anche l'aria è fredda. Nessuno dei due si muove, non è l'affetto a bloccarli in quel letto. Lei si accende una sigaretta, giusto per non smentire il cliché. Per lo stesso motivo lui le fa tenere la testa sul braccio sinistro e con la mano in debito vascolare le accarezza distrattamente i capelli biondi.
Sono le 13.17, il che significa che hanno a disposizione 43 minuti per rivestirsi, riassettarsi, uscire dalla stanza, uscire dall'albergo, prendere due taxi diversi per non dare nell'occhio e ritrovarsi alla seconda parte del convegno come colleghi di lavoro. Possono restare supini ancora per 13 minuti. Lui potrà sfiorarle i capelli che le cadono sull'orecchio per meno, comincia a dolergli la mano. Non parlano, si gustano il silenzio cageano dei cellulari. Il riscaldamento ha ripreso a funzionare. Li culla. Lei fra due ore dovrà fare un'intervento in pubblico. Il leitmotiv che ribadirà per il quarto d'ora a disposizione grazie a sinonimi e contrari verterà sui vantaggi che l'azienda ABC otterrà grazie alla fusione con la XYZ holding. Un po' di cenere è caduta sulle lenzuola. Lui tra l'altro si deve fermare al centro commerciale che sta proprio a due isolati dalla sala conferenze per comprare il regalo di compleanno del figlio. Forse si è dimenticata di mettere in valigia il blister degli anticoncezionali.
Mancano 5 minuti alle 13.30. Nessuno dei due ha il coraggio di muoversi.

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