sabato 23 aprile 2011

[intermezzo osceno in luogo pubblico - il brano che ho letto alla serata Le Fleurs Du Mal di ieri]

C'era quella faccenda ipocrita della scelta.

Se fai il classico dopo puoi scegliere la facoltà che più ti piace.
Se vuoi fare veterinaria, potresti diventare medico ed avere una casa enorme con tutti i cani e i gatti che vuoi.
Se non esci oggi, sabato potrai.
Se non vuoi mangiare carne, c'è del pane avanzato da ieri.

Era tutto a fin di bene, per carità. Ma il suo limite di sopportazione era stato superato tempo addietro (c'è da dire che non era mai stata una persona molto paziente). E poi sapeva, lo sapeva che ormai i tempi erano maturi per la svolta che attendeva da tutt'una vita. Diventava ogni giorno sempre più nervosa, chiedendosi: “ma quando arriverà quel giorno?” e immaginava il gran giorno nei particolari più minuziosi. Aveva deciso di fare le cose in grande, e voleva che tutto fosse perfetto. Poi s'impauriva perché si sa che quando una persona immagina di poter far andare le cose alla perfezione pianificandole con largo anticipo, gli eventi finiranno con l'evolversi in maniera del tutto inaspettata. Così cercava di non figurarsi troppo vividamente come sarebbe andata. Ma possiamo dire che una scaletta se l'era fatta, ecco.

Nel frattempo si esercitava a sorridere. Era fondamentale un sorriso naturale, un po' vacuo ma senza crepe: ogni espressione del suo disagio sarebbe diventato l'ennesimo oggetto di discussione collettiva denudato vivisezionato analizzato banalizzato. Il suo disagio doveva restare integro in quanto primo motore immobile del lavorio sotterraneo che dopo anni avrebbe finalmente avuto termine.
Perché ormai era arrivata al termine. Aveva vent'anni, era adulta e poteva ben dirsi il demiurgo del proprio destino. Nessuno avrebbe più interferito nelle sue decisioni, piccole o grandi che fossero.
Il giorno che decise di riprendersi, anzi di prendersi per la prima volta la sua vita fece le seguenti cose, in sequenza:
-tappa dal parrucchiere. Capelli cortissimi e biondo platino.
-tappa dal tatuatore. Intricato motivo floreale (rose) in stile old school sul piede sinistro.
-tappa al centro commerciale. Comprò un magnifico vestito viola di organza.
-tappa dal droghiere.

Tornata a casa si truccò, si mise l'abito e volteggiò per qualche minuto di fronte allo specchio. Vedeva il suo viso tornare infantile, sinceramente radioso. Adesso era veramente sua, e mentre era intenta a fare un nodo saldo, si rendeva conto, raggiante che era arrivato il momento che tanto aveva atteso: l'affermazione della propria persona come individuo unico e dotato di poteri decisionali su se stesso.
E così, con un orgoglio selvaggio che le montava in petto, salì sullo sgabello, fissò la corda alla trave del soffitto e si aggiustò l'altra estremità intorno al collo. Poi saltò.

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