giovedì 2 maggio 2013

interMK ULTRA - ho fissato l'uomo che fissa le capre

Ci sono dei film che generano aspettative, nomi grossi nel cast, la locandina è figa, l'argomento è una bomba.

Me ne sono stata per anni con la mia personalissima curiosità verso "L'uomo che fissa le capre". McGregor, Bridges, Spacey. Ah, e c'è anche Clooney, che mi sta un po' sul culo ma se non altro si sa scegliere bene i copioni. Militari, poteri psichici, MK Ultra sono quel genere di tematiche che mi accendono il campanellino del cazzeggio su internet (soprattutto le teorie del complotto su MK Ultra, progetto monarch e tutti quegli invasati che sostengono che Nicky Minaj abbia venduto l'anima al diavolo per avere un culone di plastica - o viceversa, non ricordo).

Ho sempre preso molto sul serio il consiglio che l'agente Dale Cooper diede allo sceriffo Truman:

"Harry, voglio darti un consiglio prezioso. Una volta al giorno, tutti i giorni, fatti un piccolo regalo. Non programmarlo e non andarlo a cercare ma... lascia che arrivi. Può essere una camicia vista in un negozio, un sonnellino nel tuo ufficio oppure... due ottime tazze di caffè nero fumante."

ed oggi il mio piccolo regalo è stato scoprire che grazie alla nuova disposizione della scrivania, la connessione gentilmente offerta dal negozio di elettronica sotto casa va che è una meraviglia (più o meno). Così sono andata a digitare le paroline magiche "film completo" su youtube. Indecisa fra le capre e le tartarughe ninja, ho scelto le capre.

Il film si apre con una sequenza molto bella in cui un grado alto dell'esercito, dopo aver espresso la volontà di andare nell'ufficio accanto, prende la rincorsa contro un muro. Colpevolmente, non avevo mai visto l'attore che lo interpreta: è Stephen Lang e wikipedia dice che è co-direttore artistico dell'Actor's Studio. Quando un attore recita guardando fisso nell'obiettivo e non ti viene da pensare che sta recitando, è bravo.

Dopo i primi secondi, appare il primo gigantesco problema del film: è tratto da un romanzo. Ora, se non riesci a fare un film senza una voce didascalica che ti spiega passo passo cose anche non necessarie, è meglio che lasci perdere la regia . Gli unici due film nel quale funziona il narratore fuori campo sono Fight Club e Il ladro di orchidee. Anzi, Il ladro di orchidee l'aveva reso un espediente geniale facendo notare quanto facesse cagare la voce fuori campo tramite un'impostazione metanarrativa-mise en abyhm che solo Charlie Kaufman poteva rendere accettabile e non una paraculata sofisticata. Ma tant'è. La voce fuori campo di - come cazzo si chiamava? - Bob Wilton (McGregor) ci spiega che va a fare il reporter di guerra dopo il divorzio e l'intervista ad un veterano (apparentemente) rincoglionito che gli spoilera l'esistenza di un'unità militare adibita ad esperimenti psichici e gli fa il nome di Lyn Cassady (Clooney). Lyn decide di condurre con sé Bob dopo che vede il disegno di una piramide con l'occhio fra gli appunti del giornalista e il film parte. Parte ma non decolla, con buona pace dell'ottimo Bridges in versione naja-drugo che fa nascere l'Esercito Nuova Terra in una sequela infinita di flashback (sempre con la voce di Bob a fare da stampella).

Vorrei finire qui la recensione, perché non ci sarebbe altro da dire a parte svelare la trama. E la trama è un viaggio nel deserto con situazioni che sembrano degli espedienti buttati qua e là per non fare sempre flashback, ma non vi ho ancora parlato di Kevin Spacey. Interpreta il cattivo che vuole usare il lato oscuro dei poteri paranormali del gruppo e fa esperimenti Mk Ultra (finalmente). E adesso non c'è veramente più un cazzo da dire sul film. Fin.




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