martedì 7 maggio 2013

Pensiero stuprando

Essere stato uno dei principali esponenti della comunicazione pubblicitaria in Italia e scoprirsi moralista in una bella mattina di maggio.

Apprendo da blitz quotidiano l'ennesimo parere assolutamente non richiesto su stupri e femminicidi del messer Toscani, lo stesso che disse che le donne italiane erano troie col culo basso e le ascelle pelose.

Che dalle nostre parti ci sia un problema nel trattamento dell'immagine (in senso lato) femminile, non è un fatto nuovo.  Secondo l'Oliviero nazionale il problema della violenza fisica degli uomini sulle donne sta nell'appariscenza femminile e in un certo tipo di comunicazione mediatica. Un tempo provocava, adesso trolla pigramente.

Il primo punto, ça va sans dire, è una troiata di proporzioni immani. Un uomo che ha dell'odio nei confronti del genere femminile, se la prenderà con quelle troie che  si mettono in minigonna e girano la notte ubriache, con quelle zoccole che si vestono e comportano da santarelline, con le puttane che escono con le amiche, con le cagne che se la tengono stretta. Si tratta di un problema verso il genere femminile, ognuna ha un motivo per essere punita perché non sa stare al suo posto. Ora, ditemi sinceramente: nel mulino che vorreste, chi dovrebbe cambiare il suo atteggiamento, gli uomini che menano, violentano, ammazzano oppure le tipe appariscenti?
Comincio a rispondere preventivamente a chi, di fronte ad una domanda del genere, è portato a rispondere "D'altronde sono anche loro che provocano/entrambe le categorie potrebbero cambiare il loro atteggiamento". Per qualcuno la facilità dei costumi è qualcosa di disdicevole, moralmente riprovevole. Non mi passa per l'anticamera del cervello di giudicare i giudizi. Ma l'esternazione (condivisa da molti uomini e donne) di Toscani poggia su una certa faziosità di ragionamento che mette sullo stesso piano una condotta passibile di critiche, ma giuridicamente lecita, e un grave reato. Un reato che spesso viene sdoganato in quanto conseguenza di qualcosa, e le colpe finiscono con l'essere in qualche modo imputate anche a chi le avrebbe causate. La protezione della persona femmina non è quindi un valore che dev'essere tutelato sempre, ma la tutela va subordinata al comportamento della donna. Sì, abbiamo qualche problema, da queste parti.

Il secondo punto è l'hype della settimana, o meglio, lo sarebbe stato se Andreotti non avesse deciso di tirare le cuoia, rubando la scena a Paolo Petruccioli, Rossella Falk, la moglie di Borsellino e le minacce di morte subite dalla presidente Laura Boldrini.
Il polverone sollevato dalla Boldrini in merito alle minacce ha avuto il grande merito di riaprire il dibattito sull'abuso del corpo femminile nella pubblicità, che tradisce l'incapacità creativa dei creativi e la Weltanschaaung relativa alla donna. Diciamolo tutti in coro: le pubblicità sono sessiste, le pubblicità fanno male alla donna, le pubblicità fanno credere agli uomini che le donne sono delle bambole di polpa che vogliono assaggiare la carne. Si proponga una soluzione, perdio.

Detto fatto: togliamo i corpi femminili dalle pubblicità.

Qui è roba grossa. Riporto il virgolettato in apertura dell'articolo dell'Unità:

«Serve porre dei limiti all'uso del corpo della donna nella comunicazione»

 Il Movimento 5 Stelle starà perdendo punti, ma la mentalità che lo pervade sta contagiando trasversalmente la società. La gente pensa nel modo sbagliato? Facciamo una legge. Okay, ma di preciso, una legge su cosa? Quali sarebbero i principi che dovrebbero limitare "l'uso del corpo della donna nella comunicazione"? Non riuscendo a darmi una risposta, l'ho chiesto ieri a mia madre, gran rompicoglioni ma donna di straordinaria saggezza e intelligenza. La sua risposta è stata:

«Per il momento togliamo le donne nude»

Doveva essere veramente stanca, per dire una cosa del genere. Cerco di farmi venire alla mente le pubblicità con il maggior numero di centimetri quadrati in bella vista, sorrisi verticali e capezzoli al vento: stanno nelle farmacie. Nelle vetrine delle farmacie, avete presente? Tutte le creme miracolose che cancellano pacchetti di Più Gusto San Carlo nel giro di due settimane. Quella roba lì, che non scalfisce neanche una complessata come la sottoscritta. Anzi, a dirla tutta, quei cartelloni hanno delle esternalità positive: ad esempio, se nel tragitto verso il minimarket ci fosse stata una farmacia, a quest'ora non mi sarei ingurgitata 150g di gustosissime patatine. Avrei cominciato a fantasticare su un regime alimentare più equilibrato e giornate che iniziano alle 7 del mattino con una sana corsetta. Sono le pubblicità con le donne più nude, e secondo il criterio proposto dalla mia stanca madre, sarebbero le prime a sparire. Peccato che in quel caso i corpi sono necessari come immagine, considerato il tipo di bene che vogliono vendere.

Altri suggerimenti per dei criteri facilmente applicabili? Il concetto alla base dello sfruttamento del corpo della donna, erotizzato ed oggettivizzato sia definibile per come appare: "in stile Porter Stewart", direbbe David Foster Wallace. Perché a volte è una scollatura. A volte è una posa. A volte un'espressione. E siamo più o meno tutti capaci di renderci conto di quante volte il copywriter sia seduto sul divano accanto a noi e cominci a darci di gomito (per il copywriter in questione le donne ignorano i media, né comprano beni scelti da sé e per sé) ogni volta che passa il messaggio sessista. Direi che il problema non sta in un culo, ma nel contesto in cui viene posto quel culo.

Davvero, sarebbe bello vivere in un Paese in cui nella pubblicità non ci sia bisogno di mettere messaggi sessuali subliminali come le indicazioni per l'auditorium parco della musica,. Ma intendiamoci, è sempre bene chiedersi dove vuole andare la normativa quando diventa prescrittiva.

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