lunedì 13 maggio 2013

Stupido io


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Ad ogni “stupido” che dici, sento la rincorsa che prendi con la s, il colpo della t e quella u prodotta dall'impatto della tua mano contro la testa. La coda proparossitona pidò che si mescola al digrignare dei denti. L'autopunizione per aver fatto qualcosa con entusiasmo ricevendo ingratitudine in cambio. O percependo ingratitudine. T'immagino mentre ti disciplini nel non cedere più alla disposizione verso l'altro senza una certezza preventiva perché sei stato stupido. Non deve più accadere. Poi accade puntualmente. E t'incazzi.

Sono stato ssstupido. È la confezione vuota di medicinali lasciata accidentalmente in bella vista nel cestino della spazzatura, o la bruciatura di sigaretta che sbuca dalla manica della t-shirt. A quattordici anni ero inciampata contro la stufa a elementi e mi ero ferita vicino all'occhio, sopra lo zigomo. Il mio professore di matematica mi disse che l'autolesionismo è inconscio. Però, e non ho capito perché, tutti devono sapere. Sono stato stupido. Cattivo. E lo sono stato per colpa tua.

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